CHI REGALA UN SORRISO AD UN BAMBINO VEDE IL SOLE STRACCIARE LE NUVOLE

Affiliazione o appartenenza

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La posta in gioco è alta, non si tratta solo del nostro sistema educativo ma della società in senso complessivo: le proposte di questo governo minano le radici della nostra democrazia.

Lo fanno chiaramente quando vogliono tornare a sistemi antiquati ed inefficienti (come se utilizzare il telefono a gettone solo perché lo conoscono i meno tecnologici fosse una trovata geniale…), il richiamo all’emendamento Valditara sull’Ordinanza 172 è palese, nascosto dietro un’ipocrita richiesta di chiarezza si nasconde un intendimento politico: quello di promuovere una sistema di selezione che privilegerà solamente un certo tipo di scuole di elite abbandonando la scuola pubblica, accantonata con i dimenticati e, vedrete, con sempre meno risorse.

In un contesto generale che vuole promuovere la REGIONALIZZAZIONE e quindi la secessione tra “Italie” che si vogliono DIFFERENTI piuttosto che DIVERSE, si comprende ancora meglio il disegno dividi et impera, un destino in cui si vuole sostenere una parte a danno di un’altra, senza “inutili” tentativi di sintesi.

Un pensiero davvero povero e, mi viene da scrivere, privo di scrupoli che vive nel ricorso compulsivo al consenso, miope e lontano dal “senso comune”, impegnato nell’individualistica conquista di posizioni e di potere: un vero e proprio dramma del nostro tempo.

Il “politico al potere” cerca AFFILIAZIONE, un legame tossico di dipendenza da lobbies e potentati (pensate solo a come vengono posti i temi politici a comparti separati i vari temi: bagnini, tassisti, camionisti, trattoristi, commercialisti… ); una compravendita cieca perché il favorire una parte discrimina inevitabilmente la collettività (cit.”prima gli italiani”).

Nella scuola si è voluto imperniare questo sistema clientelare attraverso la sostanziale modifica della figura del preside divenuto MANAGER DI AZIENDA (con sempre meno risorse), impegnato più a conseguire obiettivi di matrice burocratica piuttosto che educativa. I grandi sforzi e tanto tempo dei nostri Dirigenti è impiegato a reperire risorse racimolando PNRR e progetti mentre cercano di schivare pallottole di avvocati armati da mille cavilli normativi, poco o nulla ne rimane da dedicare alla CURA della crescita complessa dei nostri ragazzi, per la formazione. Un carico abnorme, un peso eccessivo che non può che scaricarsi sui docenti a cui vengono imposte restrizioni spesso arbitrarie o carichi di lavoro non attinenti alla professione.

Tutto questo è oramai palese da tempo e da parte di un sistema organizzativo preciso, proprio quello dell’azienda, che vive di affiliazioni e strutture verticistiche, verticali; un pensiero mi richiama alla stessa denominazione del nostro Ministero che è passato da PUBBLICA a MERITO (non occorre dire altro, mi pare) per demolire il ruolo istituzionale la cattiva politica ha minato le figure professionali che la abitano (insegnanti sempre in vacanza, che lavorano mezza giornata, bidelli più numerosi dei carabinieri…) e abbandonato i genitori quando i figli avevano delle difficoltà (si sono dovuti consegnare la mercato di riparazione).

Nel merito…

La deriva aziendalistica è un processo globalizzato, in alcuni paesi nasce per monetizzare i bisogni specifici di apprendimento, in altri per sostenere una società classista, sta di fatto che se ci guardiamo intorno e pensiamo al “DNA DIDATTICO” sono pochi i sistemi che ritengo siano più avanzati del nostro (compreso quello finlandese).

Ma noi non siamo fatti per copiare, se lo facciamo copiamo proprio dai peggiori!

Si perché spostandoci in un territorio che non ci è proprio, rinneghiamo una storia pedagogica fantastica!

Va rivendicata la necessità di APPARTENENZA che la nostra Scuola ha nel DNA, la Sua natura inclusiva ed emancipatrice, un abbraccio che ha costruito il paese ma che non è compiuto perché le diversità non sono ancora un patrimonio comune ma rappresentano un differenza.

Il tentativo di costituire uno staff nazionale di formatori sulla 172 cercava di cucire quello che si vuole strappato e mi ha dato la preziosa opportunità di conoscere tantissimi colleghi appassionati che affrontano con coraggio e professionalità le DIFFICOLTA’: condivise si DIVIDONO mentre da soli sembrano moltiplicarsi, destinandoci all’inerzia.

Ecco, la PASSIONE APPARTIENE alla scuola e i docenti avrebbero bisogno di appartenenza perché la scuola è davvero un VANTO del nostro paese, ce la invidiano in tutto il mondo a ragione.

E allora appassioniamoci ed apparteniamoci.

Non appartiamoci.

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