CHI REGALA UN SORRISO AD UN BAMBINO VEDE IL SOLE STRACCIARE LE NUVOLE

Innamoramento o amore?

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Simpatico paragone di stampo metodologico

Uno dei compiti più complessi nelle formazioni è entrare nelle dinamiche strutturate e nei processi impliciti, la semplificazione non è sempre opportuna ed appropriata… come questa!!!

Gli apprendimenti superficiali, costituiti spesso da nozioni carcerate a memoria dagli studenti, sono giovani (in apprendistato) e fragili proprio come lo un nobilissimo sentimento chiamato INNAMORAMENTO.

Sono esperienze d’istinto (anche quando sono ripetute) che vengono accudite dalle emozioni, apprendimenti nozionistici che propiniamo quasi in via esclusiva ai nostri studenti, impatti che possono rimanere fine a se stessi, fotografie di istanti. In base a questa sorta di innamoramento noi decretiamo la…sorte dei nostri ragazzi e della scuola quando li giudichiamo con la valutazione sommativa e superficiale pur sapendo che il carattere dell’innamoramento è proprio questa fugacità, questo essere precario nel tempo!

L’innamoramento è una dinamica istintiva, il contenuto e le dinamiche cambiano così come la conoscenza che si è trasformata ed evoluta (forse) nel tempo: ora per ricordarsi della data della battaglia di Azio non serve neanche digitare sul computer, possiamo semplicemente chiamare in assistenza il nostro telefono! E non voglio pensare al fatto che se interrogo l’AI mi posso far fare pure un quadro dell’accadimento!

Purtroppo la rutilante facilità di acquisire nozioni e dati ci ha privato della capacità di riflessione critica, potremmo dire che la facilità di trovare stimoli di cui innamorarsi ci sta privando… dell’AMORE: viviamo un mondo che vuole ostentare la semplificazione attraverso le “macchine” che si manifestano polverizzando le categorie di spazio e tempo (immediatezza e globalizzazione) e quindi si è destinati ad un rutilante innamoramento ma senza amore!

L’amore è quel pensiero che nasce dalla riflessione e dal confronto, sintesi, di tesi ed antitesi, che in effetti vediamo mancare nelle discussioni anche di un certo livello.

Le contrapposizioni irrisolvibili (pensiero unico o ultras) che minano anche il dibattito politico, per esempio, sono una modalità troppo spesso ricorrenti che ci spingono a dicotomie nette: giusto/sbagliato, vero/falso, vincente/perdente molto pericolose.

Il ragionare ci è impedito dalla frequenza delle informazioni sovrabbondanti che ci mandano in apnea celebrale, uno stato di passiva acriticità che ci rendo vulnerabili, sottomessi ed isolati: nel pensiero unico non c’è necessità di confronto, è un messaggio unidirezionale proprio come può essere l’innamoramento mentre, se vogliamo, l’amore non è amore se non è corrisposto ma un vezzo, una pretesa.

Per amare dobbiamo toglierci le manette, i vincoli che ci impediscono di pensare e riflettere e far riflettere sull’agito e sul pensato; ripensare alle pratiche quotidiane a scuola contaminate spesso da esigenze produttive, “smanettare” con i nostri ragazzi cercando spazi di ascolto, di parola e di riflessione comune, inducendoli a gestire meglio la preziosità del tempo senza farselo imbrigliare dalla rete tecnologica.

L’”araba fenice” della scuola emancipatrice dovrebbe essere in viaggio verso i traguardi di competenza e quindi attraverso percorsi di stimolazione delle abilità complesse in un contesto critico e condiviso, attività di secondo o terzo ordine (deuteroapprendimenti) che simpaticamente associamo all’amore e allo spirito di un popolo che è conosciuto nel mondo per la sua capacità di creare, abbellire, innovare ma soprattutto di amare.

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