CHI REGALA UN SORRISO AD UN BAMBINO VEDE IL SOLE STRACCIARE LE NUVOLE

Includere o inculcare

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Salvini e Valditara hanno proprio ragione!

Per riuscire a integrarsi e a mostrarsi competenti bisogna limitare la percentuale di “estranei” nei contesti controllati proprio come determinato dall’ effetto Dunning Kruger: l’illusione delle persone con scarse abilità e con distorta percezione che preferiscono confrontarsi con persone più limitate piuttosto che mettersi in discussione con persone più abili, temendo inconsciamente un confronto impietoso («l’errore di valutazione dell’incompetente deriva da un giudizio errato (sovrastimato) sul proprio conto, mentre quello di chi è altamente competente deriva da un equivoco sul conto degli altri».

Una illusoria superiorità partorita dall’incapacità di riconoscere la propria assoluta mancanza di competenza. Senza l’autoconsapevolezza del pensiero, della metacognizione, le persone non possono oggettivamente valutarsi («Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio»): si mette seriamente a rischio la superiorità lombarda? Lo scambio interculturale non è reciproco ma solo un pretesto per un indottrinamento?

I grandi statisti della pollitica declamano un necessario sbarramento del 20% nella scuola per esigenze didattiche provocate dalla necessità di sostenere persone con limitate capacità per origine e provenienza; nella nostra politica lo potremmo declinare per limitate capacità senza doverci affaticare nel registrare le provenienze (per le competenze non faremmo molta fatica): l’80% delle sedute parlamentari potrebbe essere riscaldato da professionisti dei vari settori (amministratori, medici, insegnanti, commercianti, operai) o da persone competenti… L’effetto nell’immediato potrebbe essere veramente rivoluzionario!

Leggi meno inutili ma anche una discreta forza lavoro da impiegare soprattutto nei campi: quelle “braccia rubate all’agricoltura” che tornerebbero alla coltura del suolo patrio.

Per molti in realtà sarebbe una “prima occupazione” non potendo considerare la partecipazione ai quiz televisivi o a scantinati massonici come un vero e proprio lavoro.

Cerchiamo di entrare nel… merito…

Negli ultimi decenni, il concetto di inclusione è diventato sempre più centrale nei discorsi sulla giustizia sociale e sull’uguaglianza, tuttavia, la recente proposta del Ministro Valditara di limitare l’inclusione solleva serie preoccupazioni riguardo ai diritti umani e alla coesione sociale, in un momento in cui la società dovrebbe tendere verso una maggiore apertura e accettazione delle diversità; tale proposta rischierebbe di minare i fondamenti stessi della convivenza pacifica e della solidarietà.

Siamo in un teatrino paradossale.

L’inclusione è un principio fondamentale che promuove il rispetto delle diversità e l’accesso equo alle opportunità per tutti i membri della società, basato sulla consapevolezza che ciascun individuo è unico e ha il diritto di essere trattato con dignità e uguaglianza, indipendentemente dalla propria origine, identità, orientamento sessuale o condizione socioeconomica. Limitare l’inclusione, dunque, significherebbe negare questi diritti fondamentali e promuovere una società basata su discriminazioni e privilegi.

La proposta del Ministro avvallata dal fiero scudiero Salvini, solleva anche dubbi sulla coerenza con gli obblighi internazionali assunti dal paese in materia di diritti umani e uguaglianza. L’inclusione è un valore sancito da numerose convenzioni e dichiarazioni internazionali, che impongono agli Stati di adottare misure concrete per garantire l’accesso equo ai diritti e alle opportunità per tutti i cittadini. Limitare l’inclusione mette in discussione l’impegno del paese nel rispettare tali accordi e compromette la sua reputazione a livello internazionale.

Inoltre, è importante considerare gli impatti negativi che una politica di limitazione dell’inclusione potrebbe avere sulla coesione sociale e sull’economia del paese. Le comunità inclusive sono caratterizzate da un maggiore senso di appartenenza e solidarietà, che favoriscono la collaborazione e la crescita economica (chi si adopera nei lavori più umili?). Limitare l’inclusione, al contrario, potrebbe creare divisioni e tensioni all’interno della società, compromettendo il clima di fiducia e cooperazione necessario per lo sviluppo sostenibile.

È pertanto fondamentale respingere il delirio del Ministro e ribadire l’importanza dell’inclusione come principio guida per la costruzione di una società solidale, ciò richiede un impegno collettivo per promuovere una cultura di rispetto, tolleranza e accettazione delle diversità, attraverso politiche e iniziative che garantiscano l’accesso equo ai diritti e alle opportunità per tutti i membri della società, prima che si trasformino in differenze.

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